Norme che non orientano
Una scelta libera e consapevole o un qualcosa che va semplicemente fatto?
L’orientamento scolastico dovrebbe essere un’opportunità per studenti e studentesse di esplorare le proprie attitudini e fare scelte consapevoli per il futuro. Tuttavia, troppo spesso viene percepito come un mero adempimento burocratico, un obbligo formale piuttosto che un vero supporto nel percorso educativo e professionale. Nonostante le numerose normative introdotte negli ultimi anni per migliorare l’orientamento, il loro impatto concreto sulla vita scolastica appare limitato.
Filippo Spanu, insegnante e Alumno 2022 di Teach For Italy, analizza nel suo articolo l’evoluzione delle misure normative e il loro reale effetto su student* e scuole. Una riflessione approfondita su come un approccio diverso possa fare dell’orientamento non solo uno strumento per mantenere gli studenti e le studentesse all’interno del sistema scolastico, ma anche un mezzo per permettere a ciascuna persona di realizzare appieno le proprie potenzialità, creare buone relazioni e contribuire al benessere della comunità.

Da insegnante ho avuto a che fare con l’orientamento in tre situazioni: nella scuola secondaria di I grado, quando i ragazzi a gennaio del terzo anno avrebbero dovuto scegliere la scuola superiore nella quale iscriversi; nel CPIA di primo livello (la scuola che offre percorsi di istruzione per adulti) quando gli studenti, soprattutto immigrati, avrebbero dovuto scegliere se inserirsi nel mondo del lavoro o se continuare gli studi superiori; nella scuola secondaria di II grado, durante la quale gli alunni, attraverso diverse attività (percorsi PCTO, ore di orientamento, stage), si preparano a scegliere la strada giusta dopo il diploma.
Facendo le giuste distinzioni tra scuola e scuola, grado di istruzione e indirizzo, mi è sembrato di cogliere un comune sentimento tra docenti e studenti rispetto all’orientamento: esso spesso è vissuto come qualcosa che “va fatto”, uno dei tanti impegni burocratici imposti dall’alto, e non come un’occasione per fornire agli alunni gli strumenti per compiere una scelta libera e consapevole.
Il primo pensiero che mi è venuto è stato: ma perché non sono state previste a livello politico delle attività per l’orientamento di migliore qualità? Dopo qualche ricerca, ho scoperto che in realtà negli ultimi vent’anni sono state emanate diverse disposizioni normative sull’orientamento, anche valide a una prima lettura. Così, scorrendo le diverse norme, note ministeriali e linee guida, sono sorte altre due domande: tali norme hanno prodotto un reale impatto nella vita scolastica di tutti i giorni? E perché le attività da loro previste producono questo sentimento all’interno del mondo della scuola?
Lo stato dell’arte: le misure previste a livello normativo
Le “Linee guida per l’orientamento”, emanate nel dicembre del 2022 dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, e le loro successive norme attuative, sono l’ultimo importante provvedimento che si è aggiunto a diversi pronunciamenti, direttive e disposizioni previste negli ultimi anni a livello nazionale, locale, nonché europeo (per una parziale lista dei provvedimenti principali si rimanda alla fine dell’articolo).
Le misure previste da questi provvedimenti sono molteplici e diversificate: dai provvedimenti più pragmatici e significativi per la vita degli studenti (come il consiglio orientativo dell’ultimo anno della scuola media e i “percorsi di alternanza scuola lavoro”, poi rinominati “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”) si passa a iniziative che riguardano l’organizzazione scolastica (come l’obbligo per ogni scuola di redigere un proprio Piano per l’Orientamento o di documentare le attività di orientamento in archivi anche digitali).
In particolare, le Linee Guida del dicembre 2022, il cui scopo è attuare la riforma dell’orientamento disegnata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), hanno introdotto la seguenti misure:
- realizzazione nella scuola secondaria, per ogni anno scolastico, di moduli curriculari e extracurriculari di orientamento di 30 ore, con lo scopo di far riflettere gli studenti sulla loro esperienza scolastica e formativa;
- il potenziamento della dimensione orientativa nella scuola secondaria di primo grado, grazie all’attivazione di attività opzionali e facoltative infra ed extra scolastiche (quali ad esempio attività culturali, laboratoriali creative e ricreative, di volontariato, sportive, ecc.);
- attivazione in via sperimentale di “campus formativi”, che offrano una panoramica completa di tutti i percorsi secondari, per ottimizzare l’accompagnamento personalizzato e i passaggi orizzontali fra percorsi diversi;
- la creazione di un E-Portfolio digitale, che registri le competenze digitali, le conoscenze e le esperienze acquisite dallo studente;
- nomina di un docente tutor, che aiuti ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale e che sia consigliere delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali;
- implementazione di una piattaforma digitale contenente: – dati per una scelta consapevole nel passaggio dal primo al secondo ciclo d’istruzione, sulla base delle competenze e degli interessi dello studente; – documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria; – dati utili per la transizione scuola-lavoro; – funzioni per l’utilizzo di E-Portfolio;
- l’introduzione a scuola di una figura nell’ambito che si occupi di job placement con gli studenti e delle loro famiglie;
- formazione degli insegnanti sull’orientamento;
- compilazione annuale del livello delle competenze di base, prima previsto soltanto al termine di ogni ciclo di istruzione;
- realizzazione e inserimento nell’E-Portfolio, da parte degli studenti di un “capolavoro”, ossia di un lavoro rappresentativo del loro sviluppo e delle competenze acquisite durante ogni anno del triennio della secondaria di II grado.

Le norme hanno avuto un impatto? I pareri del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
Sono riuscite le norme emanate in questi anni ad avere un impatto concreto sulla vita degli studenti? Per rispondere può essere utile leggere i pareri espressi dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), organo di supporto tecnico-scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo nelle materie di educazione. Il più recente (CSPI 2022) ha evidenziato le seguenti criticità riguardo alle Linee Guida del 2022:
- le misure da esse previste “paiono concentrarsi in modo quasi esclusivo a proposte riguardanti la scuola secondaria”;
- vi è il pericolo che i moduli da 30 sull’orientamento si sovrappongano ai Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO), quando invece sarebbe auspicabile che le attività di orientamento siano “correlate e integrate a quelle previste nell’ambito dei PCTO”;
- alcuni provvedimenti, come la documentazione delle attività di orientamento o la compilazione del E-Portfolio da parte degli studenti, rischiano di essere eseguite “secondo un approccio solo formalistico e adempitivo”.
In altre parole, per il CSPI vi è il rischio che le nuove misure si sovrappongano a quelle precedenti e che finiscano per diventare un’attività da svolgere, un formalismo svuotato di sostanza.
Il secondo parere, del gennaio 2018 (CSPI 2018), riguarda invece l’impatto delle norme precedenti. Il CSPI aveva accertato una difficoltà nella realizzazione delle misure e aveva consigliato – più che un’ulteriore elaborazione di nuove norme – di ricercare le motivazioni della mancata attuazione del quadro normativo esistente, promuovendone la concreta implementazione nel sistema educativo:
“andrebbero approfonditi con maggiore attenzione il ruolo della scuola e delle valenze educative dell’insegnamento, il ruolo dei docenti in particolare” (CSPI 2018). Inoltre, aveva rilevato come l’orientamento fosse frequentemente considerato solo alla conclusione di un ordine di scuola, essendo infatti predominante un orientamento informativo focalizzato sul contesto piuttosto che sulla persona intesa come protagonista del proprio orientamento.
Da entrambi i pareri emerge il rischio che le misure, se non attuate nella maniera opportuna e se affastellate alle precedenti, diventino un formalismo e non strumento di cambiamento.
Le norme hanno avuto un impatto? L’orientamento in relazione ai fenomeni della dispersione scolastica
Un altro indice per capire l’impatto delle norme è il dato relativo alla dispersione scolastica. Infatti uno studente disorientato, e di conseguenza demotivato in quanto inconsapevole di come far fruttare le proprie potenzialità, avrà maggiori possibilità di abbandonare la scuola o di bloccarsi una volta uscito dal sistema scolastico. Consultando i dati disponibili su tale fenomeno, bisogna tuttavia ricordarsi che essi rivelano solo una parte di un quadro più complesso:
- l’abbandono scolastico in Italia, nel 2023, è pari al 10,5%, considerando la quota di 18-24enni con al più un titolo secondario inferiore e non più inseriti in un percorso di istruzione (la media europea è pari al 9,5%). Il fenomeno dell’abbandono scolastico è più frequente tra i ragazzi (13,1%) rispetto alle ragazze (7,6%). (ISTAT 2024);
- tra il 2014 e il 2022 l’abbandono complessivo nella secondaria di I grado è passato dal 1,08 al 0,44 (Fonte: MIM – DGSIS – Ufficio di Statistica);
- tra il 2014 e il 2022 l’abbandono complessivo nella secondaria di II grado è passato dal 4,40 al 2,55 (Fonte: MIM – DGSIS – Ufficio di Statistica);
- tra i giovani con cittadinanza straniera, il tasso di abbandono precoce degli studi è tre volte quello degli italiani (26,9%) e varia molto a seconda dell’età di arrivo in Italia: 41,2% per chi è entrato in Italia tra i 16 e i 24 anni, 33,4% per chi aveva 10-15 anni, 19,1% tra i ragazzi arrivati entro i primi nove anni di vita. (ISTAT 2024);
- anche i divari territoriali restano ampi: nel 2023, l’abbandono degli studi, prima del completamento del percorso di istruzione e formazione secondario superiore, riguarda il 14,6% dei 18-24enni nel Mezzogiorno, l’8,5% al Nord e il 7,0% nel Centro. (ISTAT 2024);
- la dispersione scolastica è associata alle caratteristiche della famiglia di origine: quasi un quarto (23,9%) dei giovani 18-24enni con genitori aventi al massimo la licenza media ha abbandonato gli studi prima del diploma, quota che scende al 5,0% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e all’1,6% se laureato. (ISTAT 2024).
Osservando i dati si possono individuare alcune tendenze.
Sicuramente il tasso di abbandoni scolastici è diminuito nel tempo attestandosi al 10,5% del 2023 (considerando che era il 20,8% nel 2006 secondo MIM 2008). Ciò suggerisce che le misure adottate negli ultimi quindici anni per l’orientamento potrebbero aver inciso sulla diminuzione dell’abbandono scolastico, non risolvendo tuttavia il problema completamente. Infatti rimangono esposte al rischio di abbandono soprattutto alcune categorie: gli studenti del Sud Italia, gli studenti di origine straniera e gli studenti provenienti da famiglie con genitori aventi al massimo la licenza media.
Riguardo al ruolo della famiglia d’origine il CSPI (2018) aveva fatto emergere come questo fosse ancora determinante sulla scelta della scuola superiore: “esiste un problema di fondo sintetizzabile da una parte col peso che ancora esercita sulle scelte delle famiglie la reputazione delle scuole secondarie di secondo grado […] Sempre più la scelta dei genitori avviene non solo con riferimento al contenuto dei percorsi di studio, ma piuttosto sull’ambiente, che diventa fattore importante e prevalente. L’offerta formativa della scuola rappresenta senz’altro fattore importante, che però agisce a livello locale…”.

Le norme hanno avuto un impatto? Un giudizio dall’interno della scuola
In sintesi si può affermare che le disposizioni attuate negli ultimi anni hanno avuto l’effetto di diminuire l’abbandono scolastico e hanno promosso l’importanza dell’orientamento all’interno della scuola, ma, al contempo, presentano ancora una serie di problemi: sono troppo concentrate sul passaggio dalle scuole superiori al mondo del lavoro; trascurano gli altri gradi scolastici, in particolar modo la scuola media, dove è più necessario attuare un orientamento di qualità; rischiano di escludere i soggetti segnati da un contesto socio-culturale svantaggiato; sono tante e sovrapposte tra loro.
Oltre a consultare dati e pareri, può essere utile un punto di vista interno alla scuola.
Nella mia esperienza ho notato che i miei studenti sono stati orientati soprattutto dalle attività più concrete: esperienze nel mondo del lavoro, laboratori, visite in aziende e università, attività esperienziali che li aiutassero a riflettere sulle loro attitudini. Invece le attività causate da un’eccessiva burocratizzazione, con l’aggiunta di troppi strumenti a fianco della didattica (compilazione annuale del livello delle competenze di base, realizzazione del capolavoro sull’E-portfolio) non hanno prodotto grande risultato, anzi hanno sovraccaricato il lavoro dell’insegnante e dello stesso studente.
Inoltre non bisogna dimenticare che il fine dell’orientamento non è solo quello di tenere gli studenti all’interno del sistema scolastico. Lo scopo dell’orientamento (e della scuola) è che ogni persona realizzi a pieno le sue possibilità, crei buone relazioni, compia il suo bene all’interno della comunità. Il lavoro e la formazione sono importanti in quanto servono a realizzare questo fine. Ma se questi vengono presentati come lo scopo dell’orientamento, esso rischia di snaturarsi. In altri termini l’orientamento non deve solo e tanto far capire il cosa, ma soprattutto il come: come ciascuno di noi è chiamato a vivere secondo la propria originalità e in relazione con gli altri.
Per fare ciò è necessario un cambio di approccio e di mentalità: non si deve pensare che aggiungendo regolamentazioni e pacchetti di ore cambi il modo nel quale si svolge l’orientamento. È necessario riscoprire il valore orientativo intrinseco all’insegnamento: coinvolgendo ogni studente con una didattica di valore e interessandosi davvero alle sue esigenze, questo capirà le proprie attitudini e aspirazioni. La politica, concentrandosi su poche misure di qualità, deve creare le condizioni affinché sia il rapporto studente-insegnante a far scaturire l’orientamento. Perché le norme non orientano, le relazioni sì.
Bibliografia
CSPI 2018: Parere autonomo espresso dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione in materia di orientamento scolastico, Adunanza del 18 gennaio 2018.
CSPI 2022: Parere sullo schema di decreto ministeriale di adozione del documento di «Linee Guida per l’orientamento “L’orientamento per tutti e di ciascuno. Linee guida” relativo alla riforma 1.4 “Riforma del sistema di orientamento” nell’ambito della Missione 4-Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Unione europea-Next Generation EU», seduta plenaria n. 95 del 20/12/2022
ISTAT 2024: LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI | ANNO 2023. Statistiche Report, ISTAT – 17 luglio 2024. Link: https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/REPORT-livelli-istruzione.pdf
MIM – DGSIS – Ufficio di Statistica: La dispersione scolastica, Ufficio statistica, Ministero dell’Istruzione e del Merito, ottobre 2023. Link: https://www.mim.gov.it/documents/20182/7715421/Focus_Dispersione+scolastica+aa.ss.1920_2021+-+2021_2122.pdf/7574e014-b372-d32c-a62c-ddabbd5d7c7c?version=1.0&t=1703760495410#:~:text=inizio%20anno%20scolastico.-,Gli%20alunni%20che%20hanno%20abbandonato%20nel%20passaggio%20all’a.,44%25%20(7.327%20alunni).
MIM 2008: La dispersione scolastica. Indicatori di base anno scolastico 2006/7, Ufficio statistica, Ministero dell’Istruzione e del Merito, maggio 2008. Link: https://www.edscuola.it/archivio/statistiche/dispersione_2007.pdf
Elenco parziale delle norme principali sull’orientamento prima delle Linee guida 2022
D.P.R. 14 maggio 1966, n. 362: “Norme di esecuzione della legge 31 dicembre 1962, n. 1859, concernenti l’esame di Stato di licenza della scuola media”.
Direttiva MPI 6 agosto 1997, n. 487 relativa all’orientamento delle studentesse e degli studenti, che promuove la concertazione degli interventi a livello territoriale.
D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249: “Regolamento recante lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”.
D.P.R. 21 novembre 2007, n. 235: “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al D.P.R. n. 24 giugno 1998, n. 249, concernente lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”.
D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275: “Regolamento in materia di autonomia delle Istituzioni scolastiche”.
Legge 28 marzo 2003, n. 53 “Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali di prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale”.
Circolare ministeriale 9 settembre 2004 e successive integrazioni per la costituzione del “Comitato Nazionale Orientamento”.
Legge n. 1/2007 e decreti legislativi n. 21 e 22 del 14 gennaio 2008. – Circolare MIUR n. 43 del 15 aprile 2009 “Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita”.
Decreto-legge 104/13 convertito nella legge 128/13, che, all’art. 8, prevede specifici percorsi di orientamento per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di I grado e degli ultimi due anni degli studenti della secondaria superiore.
Nota MIUR n. 4232 del 19 febbraio 2014 “Trasmissione delle Linee guida nazionali per l’orientamento permanente”.
Legge 28 giugno 2012, n. 92, ed in particolare l’articolo 4, comma 55, lettera c) concernente le azioni relative alla fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita.
Accordo in Conferenza Unificata del 20 dicembre 2012 concernente la “Definizione del sistema nazionale sull’orientamento permanente finalizzato a promuovere e condividere una strategia nazionale di Orientamento permanente nel campo dell’educazione, della formazione professionale e dell’occupazione e a elaborare linee guida per la qualità e l’integrazione dei servizi di orientamento”.
Accordo in Conferenza Unificata del 5 dicembre 2013 sul documento “Definizione delle linee guida del sistema nazionale sull’orientamento permanente” che individua le “Linee di indirizzo strategico” e gli “Obiettivi specifici e le azioni operative”.
Risoluzione del Consiglio dì Europa del 18 maggio 2004 sul rafforzamento delle politiche, dei sistemi e delle prassi in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita in Europa. – Decisione n. 2241/2004CE del 15 dicembre 2004, che istituisce EUROPASS, il quadro unico europeo per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze, dispositivo per la mobilità dei cittadini.
Obiettivi di Lisbona 2010.
Europa 2020.
Elenco parziale delle misure previste sull’orientamento prima delle Linee guida 2022:
- introduzione di un consiglio orientativo prodotto dal Consiglio di Classe durante l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado, in forma non vincolante per lo studente, su quale indirizzo di scuola secondaria superiore intraprendere;
- creazione dei “percorsi di alternanza scuola lavoro”, poi rinominati “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PTCO). Si tratta di una metodologia didattica che consente a tutti gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado a partire dai 15 anni di realizzare il loro percorso di studio alternando periodi di scuola e periodi di lavoro. Essi sono realizzati dalla scuola con la supervisione di un tutor, in collaborazione con imprese e altri enti del terzo settore;
- realizzazione e/o potenziamento nella scuola secondaria di secondo grado e nell’ultimo anno della secondaria di primo grado dei percorsi di orientamento finalizzati alla scelta dei corsi di laurea universitari, dei corsi dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, dei percorsi della formazione tecnica superiore, con particolare riferimento agli istituti tecnici superiori e dei percorsi finalizzati alle professioni e al lavoro;
- creazione di un Piano Nazionale di Orientamento, finalizzato a disseminare il concetto di orientamento formativo a tutti i livelli decisionali e a sviluppare buone pratiche di raccordo fra la scuola secondaria di primo grado e quella secondaria di secondo grado, elaborando curricula verticali e individuando metodologie di successo;
- obbligo per ogni scuola di redigere un proprio Piano per l’Orientamento con indicazioni degli standard minimi che la scuola deve perseguire (didattica orientativa basata su competenze trasversali, servizi di tutorato e accompagnamento);
- introduzione della figura del “tutor dell’orientamento”: docente referente che coordina le attività di orientamento nella scuola e crea contatti con gli attori fuori da essa;
- promozione di una cittadinanza attiva e responsabile, perseguita attraverso percorsi di didattica orientativa, esperienze del mondo del lavoro (visite, tirocini, percorsi di alternanza scuola-lavoro) e progetti di imprenditorialità per sviluppare competenze quali: comunicare in pubblico, risolvere problemi, progettare innovando;
- inserimento nel piano dell’offerta formativa delle scuole percorsi di educazione alla cultura del lavoro e dell’auto-imprenditorialità (mini-imprese, campi creativi, mentori);
- documentazione delle attività di orientamento in archivi anche digitali creando un portfolio e e-portfolio per gli studenti;
- avviamento di corsi di formazione rivolti ai genitori, finalizzati all’accompagnamento dei figli nei percorsi di scelta e transizione;
- consulenza psicologica soprattutto nei casi di rischio abbandono;
- sviluppo nei percorsi scolastici di esperienze imprenditoriali pratiche e concrete di attività autonoma in collaborazione con soggetti economici e imprenditoriali;
- creazione di laboratori di Career Management Skills a scuola con la partecipazione di imprenditori;
- stage e tirocini strutturali nel percorso formativo della scuola superiore;
- promozione dell’apprendistato con azioni di informazione e sostegno ai giovani e alle loro famiglie;
Filippo Spanu
Docente e Alumno 2022 Teach For Italy
